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“Ama e cambia il mondo” – Lo SVE di Silvia

Silvia è andata in Turchia presso l’organizzazione Egitim Programlari ve Evrensel ve Kültürel Aktiviteler Dernegi – EPEKA. Ci lascia il suo racconto in un fantastico articolo.

 

La frase “Ama e cambia il mondo” tratta dello spettacolo musicale francese di Gérard Presgurvic ispirato a una delle opere più famose di William Shakespeare esprime chiaramente la ragione per cui viaggio. Sognare di migliorare il mondo e lottare affinché ciò si avveri è lo scopo che mi spinge verso la meta. Fisso un obiettivo e lo perseguo, dovessi andare fino in capo al mondo per raggiungerlo. Questa volta mi sono spinta poco fuori dai confini dell’UE, fino in Turchia.

Perché proprio lì? In realtà è stata la Turchia a scegliere me. Cercavo un progetto artistico da sviluppare insieme a persone con disabilità, per studiare in che modalità l’arte può essere d’aiuto per agevolare la loro inclusione sociale, superare le barriere, sviluppare nuove capacità e sviluppare le loro abilità cognitivo-manuali, ove possibile. Setacciando il mondo in lungo e in largo tramite il web è emerso il nome di Epeka, un’associazione che opera a Sinop, piccola località turca affacciata sul Mar Nero. Dopo essermi documentata sul progetto che Epeka proponeva e un’attenta valutazione dei pro e i contro, ho concluso che nessuna barriera, sia linguistica, geografica o politica, mi avrebbero dissuaso dal raggiungimento del mio obiettivo. La Turchia mi stava dando la possibilità di realizzare ciò che avevo in mente e io ho colto l’occasione al volo. Ho aderito al progetto “Come as you are” – titolo persuasivo-, un EVS short term di 2 mesi siglato Erasmus Plus, proposto da Epeka in collaborazione con l’associzione Scambieuropei, rivolto a giovani fino ai 30 anni.

Fiore all’occhiello della Turchia, per bellezze paesaggistiche e culturali, Sinop è stata la mia casa per 2 mesi e continua ad esserlo tutt’oggi nel cuore e nella testa. Non c’è stato giorno in cui non avessi voglia di
camminare in riva al mare o nella strade del centro, fra palme e luci, pescherecci e scogli, musica e odori
turchi. Sinop è un fermento di tutte queste cose, è una città vivace e dinamica capace di dare nuovi stimoli a tutti coloro che sanno coglierli. Quest’anno Sinop è stata protagonista nell’ambito artistico locale con Sinopale, biennale d’arte internazionale che riesce a coinvolgere diverse personalità del settore per lavorare in sinergia con la popolazione locale.

Durante la mia esperienza non sono mancane le gite fuoriporta, nella campagna circostante e nelle
principali città vicine. Con i membri di Epeka e nuovi amici conosciuti in loco, ho trascorso piacevoli
soggiorni nelle affascinanti città turche di Samsun, Ankara e Istanbul. Mete d’obbligo per chiunque voglia conoscere la Turchia, queste ultime due restituiscono al visitatore un quadro completo della condizione turca, sotto ogni aspetto.

Situata nell’Anatolia centrale, Ankara è capitale e città più popolosa della Turchia dopo Istanbul. Sede delle parlamento turco, del governo e delle rappresentanze diplomatiche straniere, ha un aspetto moderno e frenetico. Come in qualsiasi altra grande capitale, in Ankara il visitatore può avere la sensazione di essere al centro del mondo. Le tappe principali sono state il Castello di Ankara seguito da una visita alla città vecchia, e l’Anıtkabir, il mausoleo di Mustafa Kemal Atatürk.

Diversa invece la sensazione che lascia Istanbul: cuore pulsante dell’industria, della finanza e della cultura turca, nonché principale attrazione turistica, è una megalopoli portuale situata nella parte nord-ovest del paese ed è attraversata dalle acque del Bosforo che divide la parte europea (Tracia) da quella asiatica (Anatolia). Qual è la parte migliore? Naturalmente la risposta è strettamente soggettiva. Tutt’oggi io non so decidermi perché hanno entrambe molte cose, tutte molte singolari.

Tirando le somme alla fine dell’esperienza, la Turchia mi ha nutrito sotto diverse aspetti: culturalmente, soggettivamente, artisticamente e, perché no, anche fisicamente, visto che si mangia da Dio. Pardon, da Allah, perché non bisogna dimenticare di essere in un contesto socio-culturale prevalentemente islamico, eppur molto occidentalizzato.

Sono tornata a casa a mani piene, soddisfatta di me stessa e del lavoro svolto, conclusosi con risultati
positivi nella vita delle persone coinvolte, compresa la mia. Posso concludere affermando che la Turchia e io ci siamo arricchite a vicenda, divenendo ottime partner l’una per l’altra.

Silvia Calvi

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