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Danimarca: la mia vita tra i vichinghi

Genny, la nostra volontaria SVE in Danimarca, racconta la sua nuova vita!

La mia avventura in Danimarca è iniziata con una frase che mi sarei sentita ripetere molte volte in seguito: “Mi dispiace per il tempo, ma spero che ci farai l’abitudine perché in Danimarca è sempre così”. Delle parole di certo non incoraggianti, ma non ci diedi troppo peso. D’altronde ero già follemente innamorata della Danimarca. Dall’aereo non avevo potuto far a meno di emozionarmi di fronte a tutta quell’acqua che sembrava impossessami di tutto lambendo non solo la costa ma spingendosi fino all’entroterra occupando laghi e fiumi. Per non parlare delle foreste che sembravano ribellarsi all’arroganza dell’uomo che cerca di costruirsi un rifugio a discapito della natura. Con il tempo, però, ho capito il senso di quelle parole di benvenuto. I Danesi amano lamentarsi del tempo: “Che freddo che fa fuori. Te lo immaginavi?”, “Speriamo che arrivi la primavera”, “Dai che quest’anno l’estate sarà diversa e sarà come essere in Italia”. Presto queste esclamazioni rassegnate hanno cominciato a essere una costante nella mia quotidianità e ho cominciato a pensare che in Danimarca le cose andassero così bene che l’unica cosa di cui ci si potesse lamentare fosse il clima. Poi, però, ho capito che questa è solo una mezza verità. Certo, non c’è bisogno di crucciarsi per la disoccupazione in un Paese in cui solo il 4% non trova lavoro, ma ciò che porta i Danesi a sognare costantemente affollate spiagge mediterranee è la loro umiltà. Per loro tutto è più bello al di fuori del proprio paese. Si struggono al pensiero di vivere in un luogo in cui non ci sono montagne, in cui d’inverno fa buio presto e in cui non si possono assaporare le prelibatezze del Sud. Ci è voluto del tempo per far capire alla gente intorno a me che anche in Italia la temperatura d’inverno va sotto lo zero, che non trascorriamo quattro mesi all’anno sulle piste da sci e che, dopotutto, non tutti siamo cuochi provetti.

 

Eppure, ciò non vuol dire che i Danesi non amino il proprio Paese. Al contrario. Lo si capisce dalle bandiere che sventolano dappertutto e che svettano su qualsiasi superficie della casa. Lo si capisce dai loro occhi commossi quando scoprono che stai imparando la loro lingua e che addirittura pianifichi il tuo futuro lì, con loro. Perché è molto probabile che questo è quello che comincerai a fare dopo un mese. Certo, prima di tutto dovrai riprenderti da alcuni traumi, ma se ti farai trovare preparato sono sicura che sarai in grado di superarli facilmente.

Innanzitutto, devi sapere che i Danesi si svegliano prima, pranzano prima, cenano prima e vanno a dormire prima. Sappi, quindi, che non importa quanto tu sia intraprendente e motivato perché sei già in ritardo di due ore sulla loro tabella di marcia. Ancora oggi cerco di convincere la gente intorno a me che se mi sveglio alla 7 non significa che io sia pigra e che il pasto delle 18 lo definirei più una merenda che una cena.

A proposito di ritardi, vivere in Danimarca ti porterà a riconsiderare il tuo orologio biologico. Ti renderai presto conto che i tuoi coetanei se non sono già sposati sono molto vicini a farlo e che i bambini sono dietro l’angolo. Il mio consiglio è quello di non cominciare a contare i giorni che ti restano prima della menopausa e di non cercare ossessivamente il tuo istinto materno. Prenditi il tuo tempo!

Passiamo, dunque, a un aspetto molto importante della vita danese: le candele. Spero che tu non appartenga a quella categoria di persone che temono che una casa possa andare a fuoco con un fiammifero altrimenti per te non c’è speranza. I Danesi amano le candele, sono dappertutto e sempre accese. Fa parte della loro cultura e del loro concetto di “hygge”, una parola impronunciabile per indicare quella sensazione di tepore e benessere che si prova quando ci si sente a proprio agio che sia all’aria aperta o in casa, che sia da solo o in compagnia. Insomma, un concetto molto labile, ma che al di là della cultura ognuno di noi ha provato almeno una volta nella vita.

A questo punto, non posso non metterti in guardia sullo humor danese. Presto imparerai a apprezzarlo, ma soprattutto a riconoscerlo. Nel frattempo fissa la persona che ti rivolge la parola seriamente, studiandone ogni mossa del viso per capire se scherza o meno.

Eppure, se stai ancora leggendo quest’articolo significa che sei una persona che non si spaventa di fronte alle diversità e quindi ti incoraggio a prendere il primo aereo e vivere anche tu un’esperienza nel profondo Nord.

Si dice che bisogna essere coraggiosi per partire e ricominciare la propria vita in un altro paese. Non ho mai capito se il mio sia stato coraggio o incoscienza, ma la Danimarca mi ha fatto capire che nella vita arriva un momento in cui ti guardi attorno e pensi: “Sì, in questo posto ci potrei vivere per sempre”.

 

Genny Cabas