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La cultura oltre gli ostacoli

Valeria, volontaria SVE in Polonia presso l’associazione ospitante EDUQ Association, ci racconta la sua esperienza

Se mai prenderai la decisione di lasciare casa per quasi un anno, probabilmente non te ne renderai conto subito. Ci vorrà un po’ di tempo per realizzare bene che non sarà un viaggio, una vacanza o una permanenza di una manciata di mesi. O per lo meno, questo è quanto è successo a me.

Sono passati quattro mesi da quel caldo giorno di inizio ottobre, all’aeroporto di Milano e con un biglietto per la Polonia. Perché la Polonia? Saranno le prospettive lavorative future, sarà il bisogno di uscire dalla comfort zone ma non troppo (in quanto in Polonia ci ho vissuto già un paio di mesi in passato) oppure saranno gli infiniti tipi di pieroghi (che possiamo descrivere come la versione polacca dei ravioli). Fatto sta che mi sono ritrovata su un aereo ancora prima di rendermene conto.

Il progetto si chiama “Culture4All” e, proprio come suggerisce il nome, la cultura e la condivisione sono i punti cardine delle attività. Lębork, cittadina di 35.000 abitanti che ospita me e l’altro volontario coinvolto nel progetto (dalla Spagna), si trova ad un’oretta da Danzica, nel nord ovest della Polonia. Qua gli abitanti non sono abituati ad entrare in contatto con persone provenienti da altri paesi, essendo la città non molto grande. Ma è proprio questo che sta rendendo l’esperienza ancor più interessante e significativa, nonostante inizialmente lo avessi percepito come un’insormontabile limitazione ed ostacolo. Sicuramente non corriamo il rischio di rifugiarci esclusivamente nelle amicizie “internazionali”, quelle facili perché si è simili e ci si capisce bene (e soprattutto si può comunicare in inglese), perché di amici internazionali non ce ne sono, per lo meno in città. Quello che il progetto ci sta offrendo è un’immersione a 360 gradi nella cultura e nella lingua di questa nazione spesso sottovalutata o poco conosciuta ma che ha tanto da offrire. L’importante è non lasciarsi ingannare dalle apparenze, dalle cassiere che ti guardano male e dalle persone che sembrano sempre così scontrose. Ho capito che questo è un popolo caratterizzato da tanta forza ed orgoglio, ma diffida di chi viene dal di là dei confini. Una diffidenza che ha profonde motivazioni storiche e che è anche comprensibile da un lato. Non si tratta di odio verso l’altro, ma semplice timore ed ignoranza nel senso proprio del temine. Perché, come sto pian piano scoprendo, se ci si lascia conoscere e capire, la Polonia diventa uno dei paesi più ospitali in cui abbia mai avuto il piacere di trovarmi.

Ho l’opportunità di entrare in contatto con tantissimi studenti delle scuole elementari e superiori per presentare e parlare un po’ dell’Italia durante le lezioni. Ci sono poi le numerose attività del Centro Giovanile Regionale, per il quale faccio da “giornalista”. Molti sono invece quelli interessati nella lingua italiana. Tengo un corso di italiano nel quale la maggior parte degli studenti che vi prendono parte non sono più così giovani, ma che mostrano un amore ed una passione per il nostro paese smisurati.

Il solito cliché dice che viaggiando si scopre se stessi, io invece più che me stessa posso dire di star riscoprendo il grande tesoro che è l’Italia, il modo in cui viene percepita dal di fuori ed anche tante delle sue bellezze che (ahimè!) tendiamo spesso a dimenticare.

 

Valeria Gioacchini

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