Roberta ci racconta la sua esperienza al training course “Equality: Not Optional!”, progetto finanziato dal Programma Erasmus+.

Correva e corre tutt’ora l’anno 2018. In data 16 settembre 29 persone provenienti dalle più disparate parti d’Europa si ritrovano catapultate sulla riva di un suggestivo lago polacco dove all’ora di cena si impattano con il più suggestivo dei tramonti polacchi.

Ignorando come comunicare ai loro appena conosciuti compagni (con cui avrebbero condiviso i successivi otto giorni) lo smarrimento da sindrome «rosso tramonto polacco sulla riva del lago locato a Sępolno Krajeńskie» qualcuno, desideroso di sentire la voce di quelle bocche aperte attonite alla vista del «rosso tramonto polacco sulla riva del lago locato a Sępolno krajeńskie», con entusiasmo bisbiglia: «fucking amazing».
Da quel momento l’entusiasmo e anche «fucking amazing» non li avrebbero più abbandonati. (Si sarebbero aggiunte altre espressioni idiomatiche, ripetute fino allo sfiancamento, ma questa è un’altra storia).

Quindi, cosa ci fanno queste 29 persone sulla riva di un suggestivo lago polacco?
Come è possibile che una lettone, un’italiana, un greco, una croata, un portoghese ed uno spagnolo si ritrovino sotto lo stesso nucleo familiare sbandierando fieramente lo stemma kovalski?

Coincidenze geografiche e dinastiche a parte, ci siamo incontrati per prendere parte ad un training course, un progetto di apprendimento che rientra tra i programmi dell’Erasmus+ promosso e finanziato dalla Commissione Europea. Un vero e proprio corso di formazione in cui i partecipanti però, lungi da svolgere il ruolo di passivo uditorio di una lectio, sono i veri protagonisti del proprio apprendimento secondo i metodi e i principi dell’educazione non formale.

Il tema del nostro corso «Equality: not optional» ha trattato argomenti quali l’uguaglianza di genere, l’orientamento sessuale etc… e si proponeva di mettere in luce tutti quegli stereotipi, generatori di violenza e discriminazione, che tutt’ora persistono anche nella nostra “civile” Europa.

Ancora lontani da una rivoluzione culturale che possa abbattere le colonne portanti del patriarcato, dell’eteronormativita e del binarismo di genere, ci siamo imbarcati tutti e 29 (un po’ strettini lo ammetto) in una fiat panda che ha percorso le strade dei nostri stessi pregiudizi per approdare, attraverso giochi e attività indescrivibili, fuori quella famosa caverna fatte di ombre e di immagini che del vero hanno solo l‘apparenza.
Illuminati dalla luce salvifica del sole abbiamo imparato a vedere le cose un’altra volta e adesso che ne conosciamo la reale forma e possiamo persino distinguerne i colori, non ci rimane altro da fare che attivarci affinché questa luce possa irradiare anche gli angoli più bui della nostra – ancora cavernicola – società in cui l’uguaglianza e il rispetto dei diritti non sono ascesi al rango di idee, ma brancolano ancora nel mare indistinto della doxa.

Ovviamente non avremmo potuto fare tutto questo senza la guida abile e attenta dei nostri trainers Lazlo e Ieva e del nostro mappatore Daniel che, insieme al suo aiutante Hasan, ha tracciato ogni singola tappa di questo tortuoso viaggio.

E adesso, cosa è rimasto di questi giorni intensi?
Le nostre vite quotidiane hanno ripreso il loro corso, eppure non si può non registrare qualche cambiamento. Dallo smartphone che vibra in continuazione (a volte è dura) che ci apre a finestre virtuali da cui scorgere le vite parallele di persone che altrimenti sarebbe stato difficile incontrare, alla sensazione che la nostra identità culturale e di cittadini non si esaurisca entro i confini nazionali, ma ha confini molto più ampi.

 

Domandarono a Socrate di dove fosse. Non rispose «di Atene», ma «del Mondo».
Lui, che aveva l’immaginazione più ampia e più vasta, abbracciava l’universo come la sua città,
estendeva le sue conoscenze, la sua compagnia e i suoi affetti a tutto il genere umano.
( M. Montaigne, Saggi, Libro I, Cap XXVI )

Senza più scomodare i protagonisti della storia della filosofia occidentale, (delle protagoniste si sa poco, di quelli geograficamente fuori portata ancora meno…) l’invito è quello di oltrepassare gli angusti confini in cui vaghiamo sotto il potere cieco della «normalità» affinché un cambiamento di paradigma si possa verificare.

 

Roberta Anello,
partecipante al training course “Equality: Not Optional”