Elisabetta ci racconta la sua esperienza SVE in Romania, dall’inizio alla fine.

 

E’ stato un attimo. Un pigro pomeriggio d’estate in un paesino quasi abbandonato del Sud Italia, ed io con la voglia di scappare via. Un’amica mi aveva parlato tempo addietro dell’esistenza di questi programmi di volontariato europeo, ma questa informazione il mio subconscio l’aveva messa da parte, in uno dei mille cassetti polverosi e disordinati della mia testa. Ma quel giorno il cassetto si apre, e qualcosa da dentro mi sussurra piano che la possibilità di andare via ce l’ho, si chiama Servizio Volontario Europeo. Apro in fretta il portatile, si, velocemente, perché io mi conosco, o ora o mai più. Faccio qualche ricerca, scarto qualche progetto, qualcuno lo tengo in considerazione, e invio una manciata di curricula. In Germania, in Belgio, in Spagna, Portogallo, e l’ultimo, quasi controvoglia, tanto perché non si sa mai, in Romania. Dopo un paio di giorni mi arriva una mail: sei stata selezionata per il progetto Global Village, siamo felici di accoglierti.. IN ROMANIA! Se qualcuno mi avesse chiesto un mese, o anche una settimana prima, non avrei nemmeno immaginato di rispondere che la mia prima esperienza all’estero l’avrei fatta lì.

Non sapevo perché ma ero eccitatissima. Aspettavo di vedere i miei amici, i miei parenti per comunicare loro la notizia, li volevo vedere in faccia. E’ stato un peccato non aver registrato quei momenti con una videocamera, le espressioni mi esilaravano. C’era chi era spaventato, chi felice, ma tutti, proprio tutti, erano sorpresi: “ma che ci vai a fare in Romania?!”. Il mio stato di eccitazione però non calava.

Inizio a fare qualche ricerca. Un po’ di storia, un po’ di geografia, e mi rendo conto che per me questo era un Paese del tutto sconosciuto. E, come tutte le cose sconosciute, mi spaventava.

Il giorno della partenza si avvicinava. Il biglietto Roma-Craiova era insieme alla montagna di roba che ovviamente mi sono portata dietro. Che succederà quando sarò lì? Sopravviverò? Inutile dire che le mie aspettative erano quasi pari a zero (io volevo andare in Germania!) e questo non avere aspettative ha sancito l’esperienza più inebriante della mia vita. Dal momento in cui sono scesa dall’aereo mi sono sentita una bambina, che piano piano scopre e si stupisce del mondo. Ogni cosa che ho visto in una maniera o nell’altra mi ha fatto spalancare gli occhi.

Il progetto in realtà è partito un po’ a rallentatore, il primo mese in cui ero lì non ho fatto quasi nulla, se non sopravvivere alla esagerata e quasi opprimente ospitalità dei rumeni, e al loro cibo delizioso. Subito ho capito che mi sarei sentita a casa. Da quel che purtroppo si dice, non potevo certo immaginare che fosse un popolo tanto amichevole, che avrei conosciuto persone meravigliose e che anche gli sconosciuti si sarebbero fatti in quattro pur di aiutarmi.

Lo SVE mi ha dato l’opportunità inoltre di conoscere tanti ragazzi da tutta Europa e non solo. E in questo modo gli orizzonti si ampliano. Ho conosciuto tantissime persone che mi rimarranno nel cuore, altre che mi hanno stimolato a guardare al futuro, e altre che mi sono state così simpatiche che spero di non rivedere più. Sono tornata carica di esperienze e di idee nuove, e con un numero imbarazzante di calamite in più sul frigorifero.

Durante il mio servizio ho avuto inoltre l’opportunità di apprendere tante nozioni e di sviluppare diverse competenze che sono sicura mi saranno utili nel futuro: ho insegnato italiano, ho imparato a gestire le attività e ad organizzarle, e ho scoperto di avere un talento con il fai-da- te!

Ovviamente ho stretto amicizia anche con gli altri volontari, e abbiamo cominciato a viaggiare. Il mar Nero, i Carpazi, il Danubio. Le città tedesche, le foreste, i castelli, le chiese e le moschee. La lupa capitolina, immancabile in ogni grande città. E Dracula, ovviamente (lo sapevate che lì è un eroe nazionale?). In sintesi, una mescolanza di culture e di paesaggi mozzafiato, che mi hanno resa felice di aver conosciuto questo Paese.

Devo ammettere che non è stato sempre facile, anzi. E’ stata una sfida giorno dopo giorno, ma una sfida che mi ha fatto crescere. Mi ha fatto mettere alla prova i miei limiti e capire che molti posso superarli. Beh, ancora non ho imparato a volare, ma chissà, forse un giorno…

Elisabetta D’Orlando