Il racconto di Elisa, partecipante al training course “Volunteering as a Tool for Building Peace?”, progetto finanziato dal Programma Erasmus+ e implementato in Austria presso l’Associazione ospitante Grenzenlos
Posso dire con tutta onestà di aver apprezzato ogni momento della mia esperienza a Vienna. Sebbene fossi partita un po’ titubante con il pensiero di mille cose da fare a casa e la stanchezza di sconvolgere di nuovo il mio equilibrio dopo una settimana in cui avevo partecipato ad un altro progetto simile, ora, col senno di poi, non posso che essere felice di aver scelto quel Training Course. Credo veramente che ogni progetto Erasmus+, nonostante il format sia sempre quello, sia differente e unico perché, alla fine, ciascuno di essi è fatto dalle persone che l’hanno organizzato e che hanno partecipato ad esso. E ogni persona è unica e irripetibile, sia nel bene che nel male. E sono convinta che adesso mi mancherebbe una pezzettino di me, perché non avrei avuto l’onore di incontrare delle incredibili persone che, incredibilmente in così poco tempo, mi hanno dato tantissimo e mi hanno cambiata. Mi hanno fatto riflettere, discutere, mi hanno fatto mettere in discussione, mi hanno insegnato tante nuove cose e mi hanno dato la possibilità di insegnare loro altre cose a sua volta. Perché la cosa più straordinaria di questi progetti è proprio questa: ci si educa a vicenda, senza il pensiero di cosa sia giusto e sbagliato, in modo impercettibile e senza molta consapevolezza tanto che serve far passare un po’ di giorni, tornati a casa, prima di elaborare tutto e rendersi conto di quanto hai imparato. E non si parla solo di nozioni. Quello che si impara è molto altro, sono capacità e qualità individuali impossibili da racchiudere nelle parole di un libro.
Ovviamente anche la parte educativa riguardante il tema e il programma è stato ottimo. I nostri tre “facilizzatori”, Marja, Elena e Carlos, hanno organizzato il progetto al meglio e hanno curato molto le attività. Si è vista da parte loro un grande impegno e speranza nel far andare bene le cose. Avevano a cuore il programma che avevano pensato e soprattutto avevano a cuore la nostra opinione, chiedendoci costanti feedback. Le attività proposte sono state apprezzate, a volte molto originali e imprevedibili, a volte sul momento mi sono sembrate senza alcuna connessione al tema, ma che ora mi sono chiare. Sono riusciti a spaziare e trattare molti aspetti della pace, portandoci la loro visione di Pace, ma senza mai imporla e forzarla. Hanno cercato di rendere tutte le attività interattive, non sono mai state noiose e noi partecipanti eravamo sempre i protagonisti, sempre coinvolti e ci incentivavano sempre ad esprimerci senza comunque costringerci. Mi è piaciuto il fatto che non hanno mai lasciato nulla al caso e si preoccupavano di lasciare uno spazio per ciascuno di noi, a volte magari dividendoci in gruppi più piccoli per dare la possibilità a chi magari era più timido di esprimersi.
Per quanto riguarda la sistemazione, il cibo e le stanze è stato tutto ottimo. Anzi, sentendo i racconti di esperienze altrui, gli standard sono stati molto elevati.
Elisa Marini, partecipante