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Dall’Italia al Mar Nero: pionieri del business

La nostra partecipante Isabella ci ha inviato il resoconto dello Scambio Culturale Business Pioneers, tenutosi in Romania e organizzato dall’associazione Initiative Sociale.

Il Mar Nero a febbraio è una distesa blu di acqua gelida, mossa in continuazione da un vento teso
che rende difficoltoso camminare in senso contrario. La località balneare di Costinesti, in Romania,
sorta negli anni Cinquanta per volere del regime comunista come sfogo estivo per giovani del
partito, ad oggi risulta essere un ammasso di case vacanza, alberghi, discoteche pronte a folle
urlanti e pure il relitto di una nave greca, piena di arance, che sulle sue spiagge si è incagliata e
che, da allora, è il simbolo della città. La cosa più artistica che si può trovare è un gigantesco
obelisco, di chiaro gusto costruttivista e probabilmente realizzato con tubature in cemento e pali
da edilizia, che senza targhe ne senso è cresciuto come un fungo dalla sabbia, diventando per noi
forestieri il punto di riferimento più facile da identificare e da guardare come a un faro nel caso di
perdita di orientamento tra le vie tutte uguali della città.


In questa ambientazione si sono trovate 36 persone sotto i trent’anni per dieci giorni, dal 17 al 27
febbraio 2022, arrivate dai quattro punti cardinali d’Europa per il progetto Youth Exchange dal
titolo “Business Pioneer”. Greci, spagnoli, lettoni, romeni, turchi e italiani, tutti insieme e guidati
dall’associazione romena Initiative Sociale e dai due facilitator assoldati per il compito: Adrian e
Ioana. Nel caso di noi italiani, ScambiEuropei è stato il partner che ha curato la selezione e l’invio
del team italiano.


Lo scopo era creare un ambiente di confronto sul tema del business con alla base metodi di
educazione non-formale che, almeno per noi italiani, abituati a lezioni frontali dalle elementari
all’università, risulta essere un ambito del tutto nuovo. Al bando libri, penne e matite sulla
scrivania, le attività prevedono lavori in gruppi sempre diversi, task per la città per creare team-
building e discussioni in cerchio dove ognuno è chiamato ad apportare qualcosa dalla propria
esperienza pregressa. Il tutto in un ambiente protetto, dove non esisteva giudizio o voto ma solo la
voglia di mettersi in gioco.


Le attività si svolgevano fino al tardo pomeriggio, per poi riprendere dopo cena con le serate
culturali in cui ogni nazione era chiamata a raccontare aspetti della propria cultura: da
informazioni sulle ONG di appartenenza a danze a degustazioni culinarie, passando per il karaoke e
quiz. Un modo per aprirsi a nuove esperienze e culture, oltre che momento importantissimo per
conoscere umanamente gli altri partecipanti e creare legami.


Dopo i primi giorni per familiarizzare con il gruppo e con il metodo di lavoro, si è entrati nel vivo
dell’attività: divisi in gruppi, è stato affidato il compito di creare da zero “un’ipotetica” attività
sociale
, comprensiva di business plan, logo, video promozionale, sito e canali social, per poi
presentarla davanti agli altri gruppi nell’ultimo giorno, con un pitch formale come nelle grandi
aziende. I risultati emersi sono stati oltre ogni aspettativa in quanto, lavorando in gruppi
eterogenei, ognuno è stato chiamato a dare il proprio contributo: chi arrivava da un background
artistico si dedicava al logo, chi da ingegneria analizzava i dati economici e così via.

Dieci giorni arricchenti, pieni di scambio umano – tanto mancato dopo due anni di pandemia – e
condivisione, anche se arrivavano notizie tragiche dalla vicina Ucraina, che hanno scosso tutti. La
cosa sorprendente, nella tragedia, è stata la risposta data dal gruppo: cercare di essere sempre più
aperti verso gli altri, sostenere chi aveva momenti di sconforto per parenti o amici in guerra e
cercare, almeno per i pochi giorni passati insieme, di creare qualcosa di bello, un’idea di futuro
pacifico dove più culture convivono in modo costruttivo.

Lo Youth Exchange è stato tutto questo, riassumibile con i termini chiave di condivisione, apertura
e creatività. Un modo per conoscere il mondo attraverso i proprio componenti, una via per aprire
la mente a nuovi orizzonti; la chiave per togliere la paura dell’altro, quando ti accorgi che di fronte
hai una persona che, come te, vuole essere parte attiva nel mondo.

Isabella Gavazzi

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