[:it]Irene è stata una delle volontarie che ha svolto la sua esperienza a Gaziantep.
Il progetto “ESC Volunteers in Gaziantep: Be Active for Community Integration” è co-finanziato dal Programma Corpo Europeo di Solidarietà dell’Unione Europea.
Gaziantep per me è il sorriso dei bambini dietro le grate delle finestre, è la speranza negli occhi dei bambini di Rainbow, è l’innocenza e la voglia di riscatto di tutti i bambini che lavorano dietro i banconi del bazar colmi di spezie dai profumi e dai colori inebrianti.
Gaziantep per me è il sole che faceva capolino la mattina dalla mia finestra, quel tepore che ci faceva aprire gli occhi e ci invitava a vivere la nuova giornata alla scoperta di noi stessi e di quel mondo.
Gaziantep è il canto del muezzin cinque volte al giorno, quel canto che ci accompagnava e ci risvegliava dal torpore , che ci coccolava durante le passeggiate, durante le corse per arrivare in tempo alle attività, lo sfondo dei tramonti visti dal terrazzo sorseggiando una tazza di çay.
Gaziantep è le persone meravigliose che mi hanno accompagnato durante il percorso, che mi hanno asciugato le lacrime nei momenti di debolezza, che hanno riso con me, quelle persone con cui ho condiviso il mio vissuto, con cui ho parlato fino all’alba, con cui ho ballato fino a sentirmi male, con cui ho diviso il successo di essere riusciti a spiegare la raccolta differenziata ai bambini, con cui ho cucinato, sognato, viaggiato e amato.
Gaziantep è i local volunteers che mi hanno accolta fin dal primo giorno, che mi hanno portato con loro a scoprire ogni angolo nascosto della città, che mi hanno insegnato ogni giorno a conoscere il loro mondo, la loro cultura, la loro lingua.
Gaziantep è i ragazzi che ti aspettano trepidanti al conversation club con quella voglia di parlare, di conoscerti, di imparare l’uno dall’altra.
Gaziantep è quella realtà caotica che ti colpisce appena ti avvicini al centro, dove ti perdi tra i variegati colori delle stoffe e dei vestiti.
Gaziantep è abla con quel sorriso sgargiante che ti accoglie nel suo locale, si siede per terra e inizia ad impastare il tuo pranzo, cercando di comunicare con i gesti e con gli occhi ciò per cui le parole risulterebbero superflue e resterebbero incomprese.
Gaziantep è l’ospitalità della gente che anche nei vicoli più sconosciuti, più poveri, più disabitati, ci ha accolto in casa, ci ha raccontato la propria storia, ci ha dato un piatto da mangiare e ha condiviso con tutti noi il proprio tempo, la propria solitudine, le proprie battaglie personali.
Gaziantep è quel luogo in cui ti perdi per poi ritrovarti cresciuto, cambiato, pieno di dubbi e allo stesso tempo consapevole di che cosa sia il dolore vero, di che cosa sia la paura del fallimento, di che cosa sia anche la felicità e la voglia di vivere nonostante tutto.
Gaziantep è stato un viaggio con me stessa, alla scoperta di me stessa e degli altri, alla scoperta di storie e di storia, di realtà devastanti e contraddittorie.
Gaziantep mi ha lasciata spaesata, piena di domande e di importanti riflessioni, ma mi ha lasciato anche un profondo amore e un profondo senso di solidarietà.
Esiste un solo modo per comprendere veramente la realtà di Gaziantep ed è quello di partire, di viversela sulla propria pelle, di imparare ad ascoltare, a guardare i dettagli e ad andare oltre qualsiasi tipo di preconcetto.
Irene Boccia[:]