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La Tunisia di Lorenzo

Lorenzo è tornato da poco dalla Tunisia, dove ha preso parte al progetto Take Action in Sousse – TAS, co-finanziato dal Programma Corpo Europeo di Solidarietà dell’Unione Europea.

Seduto sulla terrazza di un bar per soli uomini, bevo un the fatto con acqua di rubinetto e penso a quello che mi passa di fronte. Fa caldo e Il forte sole del pomeriggio proietta delle ombre scure, linee nere che mi ricordano delle lunghe dita. Un giovane passo a tutta velocità su un motorino rumoroso e impolverato, è vestito come la maggior parte degli uomini con pantaloncini, canottiera e delle ciabatte di plastica. Nessuno porta il casco o la cintura di sicurezza da queste parti, questo pensiero viene scalzato improvvisamente dalla sensazione che le dita d’ombra vogliano afferrare il motorino e che lui debba scappare più veloce. La fuga continua fino a che lo scooter sparisce dalla mia vista, nel frattempo mi è venuta fame e decido di andare a comprare qualcosa per la cena. Giunto in uno dei numerosi market, compro un po’ di frutta e verdura rigorosamente Tunisina. A parte le banane che costano veramente troppo, non esistono praticamente prodotti di importazione. Poi nello scaffale del pane recupero quelle che assomigliano a delle focacce, i tabouna, a volte definite il pane dei ricchi. Le baguette, tipiche della Tunisia, sono finite molte ore prima. Queste, che fungono da  accompagnamento, ma anche come posate per afferrare il cibo, sono finite molte ore prime. Ogni giorno solo poche di esse vengono consegnate ai negozi e finiscono quasi subito, nonostante siano razionate massimo cinque a persona. I 200 centesimi che costano, grazie al fatto che vengono fatte con la farina sovvenzionata dallo stato, le hanno rese la base dell’alimentazione Tunisina. Ma quest’anno per colpa della siccità che ha distrutto i raccolti, e della guerra in Ucraina che ha tagliato i rifornimenti, la farina, come altri prodotti, è contata e quasi assente sugli scaffali. Vado a pagare e come al solito vengo superato da una signora con un velo colorato stretto avvolto al capo, qua l’ordine di arrivo non è la regola da rispettare, quanto piuttosto chi ha meno cose viene fatto passare avanti. Una volta fuori mi dirigo verso casa e nel farlo passo da un marciapiede completamente ricoperto di spazzatura. Le strade in agosto sono maleodoranti di immondezza lasciata al sole e anche se mi sono abituato, guardare il tappetto di plastica e altri rifiuti che coprono gli angoli delle strade mi lascia sempre una strana sensazione. Nella bella Europa non capita spesso di vedere questa quantità di rifiuti per le strade, tantomeno nelle spiagge, e non posso che riflettere sulla corta distanza che mi separa da casa, poche centinaia di kilometri, e le grandi differenze che ci separano come popoli, ma anche dell’ipocrisia del vecchio continente rispetto ai paesi che avrebbero davvero bisogno del nostro aiuto. Una volta a casa, l’ultima luce della giornata inonda il salone, allora esco a guardare il tramonto sulla via principale, quella in cui abitiamo. Un meraviglioso sole rosso si nasconde all’orizzonte, mentre uno spicchio di luna fa capolino dai palazzi. Le lunghe dita d’ombra hanno ormai avvolto tutto nella loro morsa, una nuova vita inizia a Sousse, i taxi sfrecciano per portare i turisti nel centro città. I turisti in questa parte della città sono prevalentemente libici e algerini. Ogni tanto per le strade di incontrano degli europei, ma ci è stato detto che la maggior parte di loro sta nei resort. Per il resto sono quasi tutti del nord Africa, raramente si incrocia qualche subsahariano.  Ora le dita d’ombra combattono con le luci di una città che ha tutta l’intenzione di stare sveglia per tutta la notte, finalmente fresca e ventilata. Quelle dita mi ricordano la storia di questo paese e di tutti quelli che ci sono passati, e di quelli che ne hanno afferrato le ricchezze e continuano a farlo al giorno d’oggi. La Tunisia, la porta d’Africa, è un paese di luci e ombre: la luce di un popolo che sta ancora combattendo per la libertà e la giustizia, fatto di tanti giovani che vogliono un posto migliore dove vivere. E le lunghe dita d’ombra di un governo autoritario che  fa accordi con l’Europa per mantenere il potere e lasciare il paese nel suo mare di rifiuti. La strada di fronte a casa è lunga e trafficata adesso, e solo all’alba di domani sarà libera e serena. Con questi pensieri incontro gli altri volontari e ci raccontiamo come è andata la giornata, ridiamo sempre per le cose che ci son successe, ci manca casa eppure non possiamo che rimanere affascinati dalla Tunisia, dal suo popolo, dal sole a che ci reso abbronzati e dallo spicchio di luna che ha accompagnato le nostre notti. 

Lorenzo Massa