Vai al contenuto

L’ESC di Leonardo a Gaziantep

Leonardo ha partecipato al progetto “GIVE 2” in Turchia presso l’associazione GEGED. Il progetto è co-finanziato dal Programma Corpo Europeo di Solidarietà dell’Unione Europea.


“Nello scrivere ho deciso di non descrivere il progetto in sé, ma di riflettere fedelmente nell’articolo il processo mentale dialettico che mi ha portato a valutare nel complesso positiva l’esperienza di volontariato in Turchia a Gaziantep, nella speranza che questo articolo possa convincere qualcuno a immergersi in un’esperienza analoga. 

Ragionando sul periodo di volontariato è necessario distinguere vari elementi, i quali possono essere riuniti in due grandi filoni: il filone che, in quanto concernente le organizzazioni di invio e di ricezione e le attività intrinseche al progetto da esse coordinato, può essere definito strutturale; e il filone che riunisce tutti gli elementi non compresi nella struttura formale del progetto, quindi il contorno del progetto, ovvero l’insieme di luoghi, persone ed esperienze con cui si entra in contatto in un periodo di tempo passato in un Paese diverso da quello d’origine. 

Rispetto al filone strutturale, è certamente necessario iniziare sottolineando il fatto, grave, che il progetto è partito sin da subito con il ritardo organizzativo nel “selezionare” i candidati, le virgolette sono dovute al fatto che non è avvenuta nessuna selezione, e nel dare avvio alle procedure di acquisto dei biglietti da parte dei volontari. Ciò ha implicato il fatto di doversi affidare a prezzi estremamente alti e ampiamente fuori dal budget concesso dall’Unione Europea per il rimborso. La vera gravità risiede non tanto nel fatto che i volontari hanno dovuto spendere centinaia di euro a fondo perduto di tasca propria, ma nel fatto che ciò implica una dinamica escludente nei confronti di coloro senza la disponibilità economica per potersi permettere tale spesa, trasformando inconsciamente un progetto di solidarietà e inclusione in un meccanismo socialmente selettivo basato su criteri economici. Se si pensa all’impatto che queste esperienze hanno sul curriculum di giovani europei inseriti in un mondo del lavoro sempre più esigente, è facile capire come quanto appena descritto, la sperequazione tra il budget pensato per il rimborso del viaggio e il costo effettivo del viaggio, indipendentemente dal ritardo organizzativo, agisca in controtendenza rispetto agli obiettivi di equità e pari opportunità che il volontariato europeo idealmente persegue. 

È, inoltre, corretto evidenziare l’assenza all’interno dei vari ranghi dell’organizzazione di ricezione della professionalità adatta per agire nel contesto in cui il progetto ha luogo. Gaziantep è una città turca che dal 2011, per questioni geografiche e storiche, è stata ininterrottamente teatro di un’ondata migratoria proveniente dall’instabile Siria, arrivando ad accogliere più di 450 mila migranti. In un contesto di questo tipo sarebbero richieste competenze professionali per agire e formare i volontari provenienti da contesti differenti e non solo la buona fede e la forza di volontà di cui i membri dell’organizzazione e i volontari locali sono ampiamente forniti. Risulta, altresì, necessario fare luce sul fatto che il numero di volontari presenti contemporaneamente presso l’organizzazione di ricezione non corrisponde in alcun modo alla mole di attività di cui l’organizzazione si fa carico. Al fine di chiarire la questione, è necessario spiegare che i volontari potevano scegliere più o meno autonomamente in quali attività essere coinvolti, che difficilmente un volontario era occupato per più di due ore al giorno e che, qualora lo avesse voluto e come è in alcuni casi avvenuto, un volontario avrebbe potuto non svolgere alcuna attività per giorni. Alla luce del fatto che le varie organizzazioni ricevono fondi europei in base al numero di volontari, è necessario indagare, magari anche da parte dell’organizzazione di invio, se quanto descritto si tratta di un episodio singolo di questo periodo o se si tratta di una dinamica sistematica che dà adito a dubbi sul confine tra profit e no-profit. 

Il valore positivo della mia esperienza di volontariato risiede nel fatto che, a discapito di ciò che uno possa pensare, quello che è stato chiamato il filone strutturale ha avuto una rilevanza marginale rispetto all’insieme di persone, luoghi, cibi ed esperienze che il passare un periodo di tempo relativamente prolungato all’estero, in un Paese precedentemente sconosciuto, consente di conoscere e vivere. L’arricchimento personale che l’esperienza comporta, infatti, è da ricercare in tutto ciò che sta al di fuori del progetto in sé. Il dover convivere e condividere quotidianamente, nel bene e nel male, i propri spazi e i propri tempi con decine di persone di varie nazionalità è stata un’immensa scuola di vita che sicuramente ha avuto un’impronta positiva nella formazione, intesa in senso ampio, di tutti volontari.  Inoltre, sebbene possa risultare una riflessione banale, il periodo passato in Turchia mi ha permesso di scoprire un contesto socioculturale diverso rispetto al quale in cui ho sempre vissuto e di confrontarmi con persone portatrici di punti di vista per me fino ad allora inconsueti su diverse questioni. Benché creda di potermi ritenere una persona non prevenuta verso civiltà a me aliene, posso affermare che l’esperienza in Turchia mi ha permesso di abbattere alcuni “muri culturali” presenti nelle mie credenze riguardo alla vita quotidiana in un Paese non-europeo ed a maggioranza islamica. Tuttavia, ciò che più di tutto ha inciso sulla valutazione complessivamente positiva dell’esperienza è stata, oltre alla possibilità di godere della deliziosa cucina turca e in particolare di Gaziantep con i suoi baklava, l’opportunità di poter viaggiare e visitare l’Anatolia Sud-Orientale, ovvero l’area adiacente alla città in cui il progetto prende forma, e di scoprire meravigliose e peculiari città, su tutte Mardin, e luoghi naturali che prima, sinceramente, non credevo potessero essere valide mete turistiche. Infine, l’ambito in cui questa esperienza ha inciso maggiormente sulla mia persona e sul mio futuro, considerando la mia formazione universitaria, è l’aver visto da vicino, seppure con i difetti organizzativi già menzionati, il funzionamento del sistema di accoglienza e gestione dei migranti siriani messo in atto dalla Turchia in questi anni. In altre parole, l’esperienza di volontariato a Gaziantep mi ha convinto a scegliere come argomento per la tesi del master universitario a cui sono attualmente iscritto proprio il suddetto sistema turco di gestione della crisi migratoria siriana.

In conclusione, ciò che mi piacerebbe sottolineare della mia esperienza è che, sicuramente, il progetto necessita di un lavoro di perfezionamento e maggiore attenzione da parte di entrambe le organizzazioni aderenti, ma che, nonostante ciò, l’esperienza ha un suo valore positivo intrinseco, ovvero in quanto esperienza di vita in un contesto differente dal solito e in quanto fonte di arricchimento personale in molti ambiti spesso inaspettati. “
Leonardo Valente