“Trascorrere due mesi a Sousse, in Tunisia, significa immergersi in un mondo di contrasti, scoperte e incontri umani che lasciano il segno. Per un volontario, ogni giornata è un mix di impegni, piccole sfide quotidiane e momenti di condivisione che trasformano questa esperienza in qualcosa di unico.
Uno degli aspetti più divertenti di questi due mesi è stato lo scambio culturale, che spesso si è manifestato attraverso il cibo e la lingua. Insegnare un po’ di napoletano al compagno di stanza turco è stata un’avventura in sé, anche se il tentativo di convertirlo all’amore per un buon piatto di pasta è stato meno fortunato. Nonostante la mancata approvazione culinaria, il dialogo e le risate nate da queste esperienze hanno creato un legame speciale, dimostrando che l’importante non è capirsi alla perfezione, ma voler comunicare.
Tra le sfide personali affrontate, c’è stato il tentativo di memorizzare qualche parola di arabo tunisino, un’impresa che si è rivelata più difficile del previsto. Cinque parole? Facile. Superare questa soglia? Decisamente complicato. Ma il bello sta proprio nel provare e nel vedere il sorriso delle persone locali quando ascoltano il tuo tentativo goffo ma sincero di parlare la loro lingua.
Un’altra scoperta interessante è stata la visione tunisina del tempo. Partendo dai luoghi comuni, si potrebbe pensare che la puntualità non sia una priorità. Eppure, chi viene dal Sud Italia potrebbe trovare una certa familiarità in questa rilassata interpretazione del tempo: niente di troppo diverso da quello che accade a casa, solo con una sfumatura tunisina. Questo ha reso il tutto più divertente e meno stressante, permettendo di godere appieno dei ritmi locali.
Il volontariato a Sousse non è solo un’opportunità per dare il proprio contributo a una comunità, ma anche un’occasione per crescere e imparare. Tra impegni quotidiani, interazioni interculturali e nuove amicizie, si torna a casa con una valigia piena di storie, insegnamenti e ricordi. Per ogni fallimento linguistico o culinario, ci sono state decine di momenti di scambio e sorrisi che dimostrano come, al di là delle differenze, ci sia sempre un terreno comune da condividere.
Sousse non è solo una città, ma una scuola di vita. E il volontariato è il modo migliore per viverla pienamente.”
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